Specializzanda ma mai pagata, ora otterrà un maxirimborso.

Da lustri lavora come ginecologa al Policlinico, ha visitato decine di donne ed ha anche fato nascere tanti bimbi. Una lunga esperienza quella della dottoressa Maria Vita Pantaleo che, coi suoi 58 anni, è ormai piuttosto prossima alla pensione. Proprio ora, però, grazie ad una sentenza della terza sezione della Cassazione, potrà incassare gli stipendi che mai ha ricevuto quando era ancora una giovane specializzanda, oltre vent’anni fa. I giudici, accogliendo le tesi del suo avvocato, Giorgio Milazzo, hanno infatti condannato la presidenza del consiglio dei ministri ed il ministero dell’università al pagamento in suo favore di 100 mila euro, compresi gli interessi legali e la rivalutazione monetaria. Perché lo Stato, come ha stabilito la sentenza, tra il 1982 ed il 1991, è stato inadempiente nell’obbligo di recepire le direttive europee che prevedevano la retribuzione degli specializzandi in medicina. Dieci giorni di tempo per il versamento, altrimenti scatteranno i pignoramenti nelle sedi governative. Si tratta di una decisione che costituisce un importante precedente e che potrebbe ora diventare un caso politico: sono centinaia i medici in tutta Italia che potrebbero ora appellarsi alla sentenza (senza contare quelli che hanno già avviato una causa contro lo Stato). In pratica, in base alle norme europee che avrebbero dovuto essere recepite nel nostro ordinamento, gli specializzandi avrebbero dovuto ricevere circa 21 milioni e mezzo di vecchie lire all’anno. Quelli come la dottoressa Pantaleo che, dopo essersi laureata a Palermo ha deciso di specializzarsi a Genova, hanno invece lavorato gratuitamente. Finora, nei vari processi (alcuni dei quali giunti anche in Cassazione) è prevalsa la tesi della prescrizione del diritto. Tant’è che in primo grado, il tribunale di Genova (competente per territorio) aveva stabilito che la dottoressa Pantaleo non avesse diritto alle retribuzioni. In appello, però, la sentenza è stata ribaltata: non essendo mai stato  concesso quel diritto, non era possibile stabilire un termine di prescrizione. Tesi confermata dalla Cassazione.

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