Emergenza formativa ed occupazionale per le nuove generazioni.


[...] Andrea Silenzi, Dipartimento specializzandi Segretariato italiano giovani medici e Antonio Carnì, componente dell'Osservatorio nazionale della formazione medico specialistica designato dal SIGM stesso ci scrivono: "La II Conferenza Nazionale della professione medica ha dichiarato lo stato di emergenza formativa ed occupazionale per le giovani generazioni di medici. Infatti, la non ottimale programmazione del fabbisogno di professionalità mediche specialistiche, fondata sulle capacità formative delle singole Università, o peggio sul dato storico, è alla base del fenomeno denominato "Gobba demografica": nella coorte di età compresa tra i 51 ed i 59 anni insiste circa il 38% dei medici in attività. Si stima, pertanto, una dotazione di professionalità mediche insufficiente a sopperire al turn over di medici che, in un decennio, interesserà il 48% degli occupati del SSN e nelle università, il 62% dei medici di medicina generale, il 58% dei pediatri di libera scelta ed il 55% degli specialisti convenzionati (Fnomceo, 2010). Si sta ricorrendo, dunque, all'ampliamento dell'offerta formativa (Bonza PSN 2011-2013): aumento del contingente dei posti per le Facoltà mediche ed implementazione dei contratti da destinare alle scuole di specializzazione, dando priorità alle tipologie carenti: anestesia, geriatria, pediatria, radiologia, igiene, ecc. Un discorso a parte merita la Chirurgia che, come dimostra il trend crescente del numero di posti di specializzazione vacanti, ha perduto il tradizionale appeal.
Le origini di siffatto stato delle cose, a loro volta, possono essere ricondotte ad un'altra emergenza, nota come fenomeno della "pletora medica", ovvero un sovraffollamento di medici ascrivibile ad un accesso incontrollato a Medicina che ha caratterizzato gli anni '80 e che ha prodotto instabilità occupazionale. Le risposte a tale fenomeno, quali l'introduzione dell'accesso programmato alle facoltà mediche, l'istituzione delle scuole di specializzazione di area sanitaria e del corso specifico di medicina generale, anch'essi a numero programmato, hanno spostato troppo in avanti il tempo medio di accesso alla professione, pari a 12 anni.
In sisntesi, si è passati da un eccesso all'altro. "Occorre superare tale ciclico stato emergenziale, - afferma Walter Mazzucco, presidente nazionale del SIGM - attraverso l'adozione a regime di un approccio di sistema, fondato su pianificazione e governance della professione medica".
Si impone, dunque, una riorganizzazione dell'attuale assetto formativo, nel senso della messa a sistema del pre e post lauream. La rivisitazione del modello assistenziale ospedale-centrico a favore di quello integrato ospedale-territorio dovrebbe trovare un corrispettivo nel percorso formativo-professionalizzante, tanto per il corso di Laurea in Medicina, ad elevato apporto nozionistico e non sufficientemente professionalizzante, quanto per le scuole di specializzazione: ampliamento della rete formativa ai nuovi modelli di assistenza sul territorio (Unità complesse delle cure primarie, Presìdi territoriali assistenziali e delle emergenze, ecc.) e, con particolare riferimento alla chirurgia, alle strutture ospedaliere qualificate da elevate o peculiari caratteristiche assistenziali e professionalizzanti.
Inoltre, la disponibilità in tempo reale del dato epidemiologico e socio-demografico, unitamente alla possibilità di prevedere gli scenari di salute futuri, impongono una programmazione del fabbisogno di professionalità mediche che sia funzione del bisogno di salute espresso dalla popolazione, con particolare attenzione al territorio che offrirà importanti sbocchi occupazionali. Infine, i Giovani Medici sono a favore dell'adozione di una graduatoria unica su base nazionale e di criteri da valutazione più oggettivi ai fini dell'accesso alle scuole di specializzazione, purché tale approccio più meritocratico venga programmato per tempo e sia adeguatamente sostenuto da strumenti necessari ad eliminare le differenze di reddito ed a valorizzare i soggetti più motivati e capaci, oggi allettati da ben più stimolanti percorsi professionali all'estero."

Il secondo contributo proviene invece dalla presidenza di FederSpecializzandi, da Cristiano Alicino e da Alessandro Bonsignore: "Ormai da qualche anno si sente ciclicamente invocare da più parti (Istituzioni, società scientifiche e, soprattutto, medici in formazione specialistica) la necessità di riformare le modalità di svolgimento del concorso di accesso alle Scuole di specializzazione medica.
Attualmente l'esame di ammissione presenta, infatti, alcune importanti criticità:

  • La modalità di svolgimento della seconda prova (stesura di un elaborato scritto su argomenti specifici della disciplina) lascia eccessiva discrezionalità alla commissione giudicatrice che, essendo istituita su base locale, ha ampi margini per favorire un candidato 'conosciuto o preferito';
  • L'assegnazione dei punti per il curriculum universitario, non seguendo criteri uniformi ed oggettivi, lascia ulteriore possibilità di indirizzare la graduatoria a favore di un candidato piuttosto che di un altro.
Queste prospettive, insieme al fatto che le prove si svolgono contemporaneamente in tutta Italia, scoraggiano l'aspirante medico in formazione specialistica a muoversi sul territorio nazionale alla ricerca della Scuola migliore e, conseguentemente, diminuiscono la possibilità che, fra le diverse Scuole della stessa tipologia, si instauri una reale e positiva 'concorrenza formativa'. 
Alla luce di queste problematiche, la Confederazione nazionale delle associazioni dei medici specializzandi (FederSpecializzandi) porta avanti, già da diverso tempo, la proposta di un concorso nazionale sulla falsariga dei modelli attualmente adottati, con alcune differenze, in Francia e Spagna:
  • Singola prova d'esame con la creazione di una graduatoria nazionale omnicomprensiva oppure per tipologia di area specialistica (medica, chirurgica, dei servizi) o ancora per la singola Scuola di specializzazione;
  • La prova scritta potrebbe continuare a prevedere la soluzione di quesiti a risposta multipla tratti però da una bibliografia di riferimento definita annualmente, anziché da un pool di domande preordinate;
  • L'impatto dei titoli conseguiti dovrebbe essere ridotto in modo da non sfavorire canditati provenienti da sedi universitarie tradizionalmente più severe e quindi penalizzanti sul piano curriculare.
Una forte spinta comune della principale associazione che da voce ai medici in formazione specialistica (FederSpecializzandi) e di tutti gli stakeholders istituzionali ed associativi potrebbe finalmente innescare un processo di adeguamento normativo con l'obiettivo di implementare la promozione del merito e la qualità della formazione, ponendo così le basi per una futura classe medica d'eccellenza."
[...]

A cura di MC.
"Il giornale della previdenza dei Medici e degli Odontoiatri"
Anno XVI - n°3-2011. 

1 commenti:

Complimenti per la seria analisi, mi permetto di aggiungere che non ci dobbiamo dimenticare dei NOTEVOLI tagli apportati alla sanità negli ultimi anni e che continueranno anche in futuro, soprattutto nel sud. Secondo me i pensionamenti verranno assorbiti dai tagli e quindi si dovrà lavorare sotto organico. Ci saranno molti giovani medici disoccupati, molti di più rispetto al passato, altro che carenza.. Il numero chiuso per l'accesso al corso di laurea in Medicina&Chirurgia è giusto e sacrosanto, forse andrebbe rivista la tipologia di domande, ma di certo eliminarlo sarebbe assurdo, insensato e da irresponsabili.

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